Categoria: 1=1

1=1 è il mio progetto che combina scrittura e fotografia. Ogni fine capitolo del mio nuovo legal thriller italiano in stesura è un avvenimento da celebrare e condividere qui. Con una foto, che ha ispirato o è collegata al racconto, una citazione del testo scritto in quel capitolo e qualche nota esplicativa.

Capitolo 62 – La storia è conclusa.

Capitolo-62- storia conclusa

“Perché vedi, tutto quello che ci è successo in qualche modo è partito là. Una catena di eventi che ci ha portati qui, ora.”

Ecco, ci siamo, storia conclusa. Ieri notte ho chiuso il nuovo romanzo e lanciato il libro in stampa. Il rush finale è avvenuto durante il ponte del 25 Aprile, per fortuna ha piovuto e in una nonstop di quattro giorni ho portato a termine l’editing finale. In realtà avevo scritto quest’ultimo capitolo già ai primi giorni dell’anno. Sono seguite poi due profonde revisioni che hanno ridotto la prima stesura da 540 pagine alle 400 finali (il medesimo numero di NON TI SVEGLIARE, il diavolo si vede nei dettagli eheheh), ho tagliato, snellito, velocizzato, eliminato ogni avverbio, ogni parola che non fosse funzionale alla Storia. Poi ho riverificato tutto il meccanismo, la cronologia, gli eventi, gli indizi e i riferimenti incrociati tra i due piani narrativi.

Quindi a storia conclusa ho fatto leggere e analizzare il manoscritto ad un gruppo ristretto di lettori, amici, critici e consulenti tecnici. Tra fine Marzo e inizio Aprile ho avuto i feedback di ritorno e mi sono rimesso al lavoro, Limare, rivedere, correggere, affinare. E infine il triplo giro di rilettura a caccia di piccoli refusi, errori di battitura che il correttore ortografico non intercetta e l’occhio non vede più. Ora è vero. La storia è conclusa. Il libro è finito!

Se mi riguardo indietro sono occorsi quattro anni. Incredibile. Per NON TI SVEGLIARE ne avevo impiegati tra i due e mezzo e tre. In realtà è stato un impegno scostante, ho avuto lunghi periodi di fermo, in cui la storia stava lì a decantare ed aspettarmi. Nel frattempo è successo un po’ di tutto. Ho collaborato a Nero per Nove (Delmiglio Editore), dedicandomi con passione alla sua promozione, per una serie di circostanze ho cambiato lavoro, sono uscito con la raccolta IN UN BATTITO DI CIGLIA (che da quelle circostanze prende abbrivio), dopo cinque anni da longseller con la mia casa editrice (CIESSE Edizioni) ho deciso di provare la via della pubblicazione indipendente, ho rifatto completamente il sito, mio figlio più piccolo (immortalato bambino nella foto del 1° capitolo) dalle elementari è arrivato al liceo (e leggendo il manoscritto è riuscito a pescarmi un errore, grrr)… Insomma, quattro anni intensi, con una storia a doppio intreccio che mi ha accompagnato notte dopo notte. O quasi.

I capitoli a storia conclusa sono 62, quindi nel progetto 1=1 c’è un buco di trenta foto. Mi dispiace, ma non sono riuscito a tenere il passo. Il tempo libero che ho resta poco, da dividere con la famiglia, quindi o scrivevo o mi dedicavo a fotografia e al blog. Ad un certo punto bisogna avere il coraggio di rinunciare. E così ho fatto. Un po’ di foto sull’hard disk ci sarebbero, quindi potrei colmare il vuoto a ritroso… Ma ora c’è da organizzare il lancio del nuovo libro, ho davanti un paio di settimane piene prima del grande evento, quindi…

Ah, come dite? Il titolo? La copertina? La storia? Eh, un po’ alla volta. Intanto guardatevi questa foto, l’ultima della serie. Ma ne riparleremo a breve, ve lo assicuro.

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito e sostenuto fin qui (tanti, veramente tanti, è incredibile…).

Capitolo 31 – Sotto una lama di luna

Capitolo-31

“Una falce di luna è in caduta libera sopra l’orizzonte. La pianura inizia a punteggiarsi di luci, il traffico del rientro serale è fruscio su un nastro riprodotto senza Dolby.”

Di nuovo in corsa, una riga alla volta, parola dopo parola ho ritrovato il piacere della fatica di scrivere. Sto procedendo piano, perché il tempo è poco dopo i cambiamenti di vita degli ultimi mesi, ma un capitolo dopo l’altro la storia avanza. Ho dovuto lasciare da parte la mia mirrorless, non riesco più a portare avanti entrambe le cose e il progetto 1=1 è rimasto indietro. Ho preferito scrivere, prender vantaggio sulla sequenza di foto. Almeno fino a qualche sera fa, quando una lama di luna era là, sospesa a chiamare l’occhio del mio Zeiss.

Una foto in tecnica mista, esposizione lunga per le scie del traffico e  un trucco per immortalare la luna con Venere accanto. E visto il risultato, era inevitabile che quella falce di luna finisse dritta dritta nella storia.

Capitolo 30 – Nella tempesta

Capitolo-30

“Un rumore assordante fece tremare l’aria, i rami, l’albero e tutto il mio corpo. Il cuore mi saltò in gola e mi avvinghiai stretto al ramo. Sentii la corteccia schiacciarsi sulla pelle ed il mondo oscillare. Un vento gelido mi gonfiò i calzoncini e la maglietta, il sole venne inghiottito da una mano nera ed il mondo si oscurò improvvisamente. Rabbrividii, guardandomi attorno. Nuvole nere ribollivano sopra la mia testa, si diffondevano veloci come inchiostro nell’acqua. Un secondo tuono scoccò lì vicino. Percepii il lampo di luce e l’odore di ozono, l’aria tremò di nuovo ed il rimbombo mi entrò nelle ossa. Poi iniziarono i goccioloni.”

Oggi è il mio primo giorno di ferie e riprendo a scrivere. Finalmente. Dopo quasi un anno di fermo, un anno complicato, per tanti motivi di cui preferisco non parlare ora. Ma il mio Rubens Gatto è rimasto lì, ad aspettarmi, esattamente nel punto dove lo avevo lasciato. La storia è ancora viva, palpitante, ha bisogno di una soluzione. Ho tre settimane davanti a me, e sono determinato ad arrivare in fondo a questa storia. Determinato ad uscire da questa tempesta.

Questa foto l’ho scattata una sera dal balcone della camera, un temporale estivo e i figli che si chiedevano cosa facessi là fuori da solo con cavalletto e Sony A7. Beh, niente male, no?

Capitolo 29 – Cosa fai con quel coltello?

Capitolo-29-un coltello alla psycho
Sony A7 con Zeiss Sonnar FE 35 – 1/125 f4.0 ISO100 RAW

 “La donna ha il cellulare attaccato a un orecchio. Parla ad alta voce e tiene gli occhi bassi, immersa in chissà quale mondo dall’altra parte della linea. Sembra del tutto inconsapevole di quello che il suo corpo sembra esprimere da questa parte della conversazione.”

Questa storia continua con una foto “punta e scatta”, rubata al volo in un paesetto nell’interno di Karpatos, l’isola greca delle nostre vacanze estive 2014. In mezzo al dedalo di viuzze bianche una donna affacciata all’uscio di casa, parla al telefono incurante di tutto e senza rendersi conto di avere un coltello in mano, uno di quelli alla “Psycho”.  Ho girato la macchina e scattato “a naso”, confidando negli automatismi della A7, confesso che non ho proprio avuto il coraggio di fermarmi, inquadrare con calma e regolare l’esposizione 😉 .

La scena mi è rimasta in mente e qualcosa ha iniziato a lavorare per conto suo nella mia immaginazione. Fino a quando questa foto ha portato sulle pagine del Capitolo 29 un dettaglio, che per Rubens Gatto sarà di ispirazione per un cambio di passo importante. Ma cosa sta succedendo allora in questo nuovo libro?

Eh, sapesssi, sapessi, amore mio…

Capitolo 28 – In un altro tempo.

Capitolo-28
Sony A7 con Zeiss Sonnar FE 35 – 1/1500 f2.8 ISO100 RAW

Il tempo trascorso là dentro è nitido, impresso a fuoco nella mia memoria, ma il resto è come se non fosse mai avvenuto.

Scrivere, scrivere, scrivere! Questo è l’imperativo, anzi la necessità fisica, con cui sono arrivato a queste vacanze 2014. Nelle ultime due settimane prima delle ferie non sono più riuscito a buttar giù nemmeno una riga. Tutto si era bloccato. La mente assorbita dalle troppe attività da portare a conclusione, al lavoro e a casa, prima di “staccare”. Come al solito, è stato il periodo peggiore dell’anno, con mille questioni fondamentali che reclamavano attenzione urgente e inderogabile, e non mi lasciavano più energie la sera per scrivere.

Ma dal primo di Agosto è cambiato tutto. Già sull’aereo che ci portava su un’isoletta del Dodecanneso ho girato l’interruttore e sono partito a rileggere tutto dall’inizio. La storia tiene, mi piace, mi affascina e mi emoziona. Sta crescendo bene e voglio vedere come andrà a finire. Come sempre in vacanza mi sono portato appresso il mio piccolo netbook “da spiaggia” e ho scritto prendendo il sole e tra un bagno e l’altro, tra una partita di beach volley e una di tennis. Come sempre è stato difficile far comprendere ad amici e animatori del villaggio che quello non era lavoro, ma puro divertimento.

Lo so, non è una gran foto dal punto di vista tecnico, ma rende bene l’idea del luogo meraviglioso dove ho trascorso le mie ferie quest’anno.

Capitolo 27 – Studio Legale Rubens Gatto

Capitolo-27
Sony A7 con Zeiss Planar 45 – 1/30 f2 ISO1600 RAW

La sera è calata in fretta. Ora la luce ambra dei lampioni filtra attraverso l’intreccio di rami e proietta sui muri della piazzetta uno strano gioco d’ombre. Un chiaroscuro mimetico blu e rosa si sovrappone al riquadro di plexiglass trasparente che in lettere nere annuncia STUDIO LEGALE – RUBENS GATTO. Celestino si infila nel portoncino e sale la scala interna.

E’ il momento di raccogliere le idee e fare il punto. Rubens Gatto si confronta nel suo studio con il suo investigatore privato, Celestino Maculan. Gli indizi raccolti sono sul tavolo, ma non conducono nella direzione che Rubens sperava ed è Celeste a riportarlo coi piedi a terra. Una discussione schietta, a muso duro, come solo tra veri amici può avvenire, che imprime una svolta alla vicenda. Uso questo capitolo anche per raccontare l’ambiente in cui si muove Rubens: il suo nuovo studio, così diverso dal L&W di NON TI SVEGLIARE. Quando ho finito di scrivere, non ho resistito alla tentazione di costruirmi una targhetta in plexiglass per scattare una foto ad hoc…

Ma è il momento di fare il punto anche per me. La vicenda è evoluta, alcune cose sono andate diversamente quello che avevo programmato. Forse la narrazione mi è sfuggita di mano? Ho ben superato le trecento pagine, ma il percorso sembra ancora lungo. Nella mia mente sono in agguato molti e molti altri rovesciamenti di scena, dove mi porterà questa storia?

Capitolo 26 – Le regole del gioco

Capitolo-26
Sony A7 con Zeiss Planar 45 – 1/320 f2 ISO100 RAW

Ripulimmo tutta l’area in cemento, strappando erbacce e fiori rinsecchiti che spuntavano tra le crepe. Tracciai l’area del battitore, quasi un cerchio con un raggio di tre passi e mi misi a raccontargli per filo e per segno come si giocava a sciànco. Le due squadre, in battuta a turno. La base al centro del campo, fatta lì dal bidoncino, ma l’ideale era un fustino vuoto di detersivo per lavatrice. La squadra in battuta, con i giocatori che uno alla volta devono spedire lo sciànco il più lontano possibile dalla base e proseguono fino ad eliminazione. L’altra squadra che deve far fuori ad uno ad uno tutti i battitori, intercettando al volo lo sciànco, centrando il fustino o accorgendosi di un errore del battitore o di un suo sgarro dal rituale. E poi la dinamica vera e propria del gioco: la dichiarazione del punteggio, la battuta, il blocco ed il rilancio dello sciànco contro la base, la difesa con ribattuta al volo…

La storia ha preso velocità, incombe dentro la mia testa per uscire, ma io nelle ultime settimane ho avuto sempre meno tempo per scrivere. La fine della scuola e i cento impegni con i figli, il lavoro “vero” in una fase difficile e dura, che preoccupa e richiede mille attenzioni ed energie. Arrivo a notte, riprendo il mio DELL, richiamo il file, rileggo daccapo l’ultimo capitolo e mi rimetto a raccontare. Ma dopo poco le parole faticano a fissarsi sulla pagina. Più semplice spegnere la luce e chiudere gli occhi.

Ma come racconta il mio piccolo protagonista qui sopra, queste sono le regole del gioco. Se vuoi giocare devi accettarle.

Capitolo 25 – Alla ricerca di indizi

Capitolo-25
Sony A7 con Konica-Minolta 17-35 + LA-EA4 – 1/60 f13 ISO320 RAW

“Rami spogli si protendono dal basso verso un cielo metallico, come una selva di mani. Celeste decide di scendere dopo per quel sentiero, ora è opportuno che prosegua fino in fondo alla strada che ha preso.”

Un capitolo scritto su doppio livello, alternando l’investigatore Celestino Maculan a Rubens Gatto. Per una dozzina di pagine, i piani narrativi del libro salgono quindi a tre! Questo modo di scrivere mi affascina non poco, come potete capire. Anche LA MISURA DEL GIRO, il racconto per NERO PER N9VE è scritto così. Se non fosse che per i lettori sarebbe stato complesso seguire la vicenda, la mia primissima idea era scrivere questo romanzo interamente su tre livelli. Poi ho desistito, ma almeno un capitoletto ora me lo sono concesso.

Rubens Gatto soffre di un momento di impasse ed è Celestino Maculan a portare avanti l’azione, alla ricerca di indizi che possano risolvere l’enigma della scomparsa di GiLù. Troverà qualcosa, certo, ma completamente diverso da quello che entrambi si aspettavano e saranno costretti a rimettere in gioco di nuovo tutto.

Ho scattato questa foto un paio di mesi fa, durante uno dei miei giri in MTB tra le nostre colline. Da quando mi sono costruito una borsa da manubrio imbottita mi porto spesso dietro la A7, il problema è che continuo a fermarmi per scattare, perdo il senso del tempo e impiego ore per fare solo qualche decina di km…

Capitolo 24 – Ricomincio da due

Capitolo-24
Sony NEX5 con 16mm – 1/4000 f5.6 ISO200 RAW

 – Da dove vieni? – Ripetè perentorio.
Cercai di sorridere, ma mi venne fuori solo una smorfia.
Si alzò in piedi, puntandomi un dito sul petto: – Vieni dall’uessà?

Riprendo a scrivere dopo una pausa di alcune settimane. Da una parte il lavoro “vero”, che tra marzo e aprile mi ha lasciato poco tempo libero e soprattutto poca energia per scrivere, dall’altra un nuovo progetto editoriale che mi è capitato inaspettato e su cui mi sono buttato al volo. Esce infatti in questi giorni l’antologia di racconti “NERO PER N9VE“, con 9 autori, 9 città, 9 modi di intendere il delitto (e soprattutto, uno dei racconti è mio!)

Avevo da poco concluso il capitolo precedente ed ero in quella fase di indecisione su come affrontare il successivo che a volte mi prende, quando mi è arrivato un messaggio via FB da Delmiglio Editore.  Poche righe che descrivevano l’idea e un “hai voglia di partecipare per il racconto su Vicenza“? Ero titubante, un po’ perché non volevo distrarmi da questo progetto, un po’ perché non sono molto abituato a “scrivere a comando” (anche se sto imparando, vedi lo splendido racconto nell’antologia “Disequitalia” dello scorso anno), poi l’editore mi ha ventilato la possibilità di una presentazione al Salone del Libro e non ho avuto più nessun dubbio!

LA MISURA DEL GIRO, il mio racconto per NERO per N9VE, ha per protagonisti Rubens Gatto e Celestino Maculan e i luoghi di ambientazione sono gli stessi di questo secondo legal thriller in scrittura. La vicenda, ovviamente, è tutt’altra, ma è stato un po’ come far fare loro in contemporanea più attività, ovvero quello che facciamo tutti nella vita reale. Nel contempo LA MISURA DEL GIRO è stato un serio esercizio di approfondimento sui tratti caratteriali e umani dei miei due personaggi e sulle ambientazioni delle mie storie. Insomma, un racconto “lungo” tutto da leggere!

Anche la mia nuova Sony A7 è rimasta nell’armadietto in queste settimane, per riprendere con 1=1 utilizzo una foto scattata lo scorso anno, sapevo che mi sarebbe servita per quel capitolo in cui finalmente i due giovani protagonisti si incontravano e…

Capitolo 23 – una manciata di colore

Capitolo-23
Sony A7 + LAEA4 + Minolta 28-135 1/200 f4 ISO100 RAW

Al parco la folla attende l’arrivo dei carri. È la stessa folla che si è assiepata per giorni dietro gli inviati TV che coprivano la sparizione di Gianluca. A contenere la folla uomini con la divisa della protezione civile, gli stessi che hanno cercato Gianluca fino al giorno prima. Dall’alto della pagoda in oro e lacca un figurante spara una manciata di coriandoli verso Celestino. Vengono giù a grumi, come grandine, ma il cielo è azzurro. Oggi è un altro giorno. Gianluca è già storia. Il temporale è passato e la tempesta, per fortuna, ha colpito altrove.

Sarà il tempo grigio, da mesi non fa altro che piovere e le giornate di sole sono rare e preziose, sarà il bisogno di dare luce alla storia, non so, ma dopo la precedente ecco di nuovo una foto a colori intensi. Carnevale in paese, i due figli più grandi sono già in giro con amici o amiche, a riempire o farsi riempire di schiuma, io e Laura accompagniamo il più piccolo al rituale della sfilata dei carri. Ho con me la macchina fotografica, come sempre a Carnevale, ma dopo, quanti… quattordici, quindici anni di foto a figli in maschera mi rendo conto che forse questo sarà l’ultimo.

Immagino che il prossimo anno anche Francesco reclamerà la sua indipendenza e la finirà coi travestimenti da Zorro, Gormita o Ninja. Scatto con questa consapevolezza, ma non mi godo la sfilata, sono distratto. La mia testa è sulla storia, Celestino Maculan in questo capitolo deve avere un incontro che lo porterà a un indizio importante, ma non sono ancora riuscito a collocarlo in un contesto che mi convinca. Tornato a casa scarico le foto e questa mi colpisce, non so perché, forse per l’uomo in ombra, che sembra sparire rispetto allo scintillio dei coriandoli e sembra suggerire una lettura diversa, malinconica, della scena. Mi rimetto a scrivere: ho trovato dove collocare l’incontro-chiave di Celestino Maculan.

Capitolo 22 – La storia (scritta) prende vantaggio.

Capitolo-22
Sony A7 con Zeiss Planar 2/45 – 1/1500 F2.8 ISO 100 – RAW

“Ricordavo che quello che cercavo era in direzione della chiesetta del Drago, appeso a dei tralci di vite con del fil di ferro. Dopo pochi minuti tornai fuori sullo spiazzo in cemento con un bidoncino di latta. Era tutto arrugginito e senza coperchio, ma ancora intero, con una forma cilindrica abbastanza regolare. Mi guardai intorno, poi lo piazzai rovesciato quasi al centro della corte. Raccolsi una scheggia di mattone, contai tre passi dal bidoncino e su quel diametro col mattone tracciai a terra un cerchio tutto attorno.”

Sono di nuovo qui, con un sorriso sornione davanti alla tastiera. Questa volta l’ho combinata grossa, la storia si è complicata non di poco. Eheheheh. Ho dovuto però far prendere un po’ di vantaggio alla storia scritta sulla storia fotografica. La seconda aveva iniziato a condizionare la prima e non era un bene. L’obiettivo finale di tutto questo lavoro è un nuovo legal thriller, che sia avvincente, complesso e teso almeno quanto NON TI SVEGLIARE. Le foto già pubblicate mi stavano impedendo di ricombinare in piena libertà quanto già steso. C’erano parti che volevo tagliare o rifare, ma quelle foto in 1=1 erano lì a scandire una sequenza ormai scolpita nella roccia.

Poco male, ho cambiato tutto. Dimenticate l’ordine dei capitoli che avete visto, dimenticate quello che vi ho raccontato fino ad ora. Non è più vero niente. Forse. Comunque adesso il meccanismo fila perfettamente, come una Beretta Calibro 9 appena oliata, devo solo riuscire a trovare il tempo di scrivere, scrivere, scrivere.

Ho scattato questa foto stamattina. Finalmente sabato, finalmente una giornata splendida dopo una settimana di pioggia e nebbia. Finalmente un giro in MTB e tempo per scattare con la mia nuova A7. Quel bidoncino appeso in mezzo ai campi sembrava chiamarmi, voleva proprio finire in mano al mio protagonista.

Capitolo 21 – Perfetto, di nuovo nebbia.

Capitolo-21
Sony NEX5 con Zeiss Sonnar 24 – 1/200 f2 ISO200 RAW

“Perfetto, di nuovo nebbia, Rubens si sente dentro una provetta. Lo sguardo racchiuso da vetro appannato, in un’ampolla personale di bianco e nero. Una colonna d’auto è in centrifuga lenta davanti a lui, le luci di posizione come gocce di sangue in sospensione. Supera piano un motociclo che viaggia in equilibrio sulla linea della banchina, una monorotaia candida sospesa su un precipizio di bitume. È in quella terra di nessuno tra campagna e città, quel bagnasciuga tra antico e moderno che a poco a poco ha eroso tutta la terra veneta. Su un lato la sagoma a doppia elica di un vigneto a basso grado, sull’altro le geometrie elementari di capannoni in cemento.”

Sto scrivendo come un forsennato in questi giorni di vacanza, per recuperare il ritardo accumulato negli ultimi mesi e mi fermo un momento giusto per aggiornare questo progetto. Ho scattato e “sviluppato” in B/N questa foto quasi un anno fa, ma solo ora è venuto il momento di utilizzarla. Sapevo che mi sarebbe servita, la nebbia è un elemento ricorrente nella mia scrittura, anche se non ne so dire esattamente la ragione. Sia chiaro, non è simbolica, per nulla (del genere, la nebbia che cela il mistero, bleah!), è meramente ambientale. Forse perché mi ci trovo a mio agio, ci so guidare dentro senza problemi, mi piace sentirla pungere sul volto, ne apprezzo il profumo di cordame bagnato, adoro il modo in cui i suoni si propagano da lontano. Mi piace, forse l’ho già detto, perché lascia spazio all’immaginazione.

E’ una mattina di nebbia quella in cui Rubens Gatto si reca in carcere per l’udienza di convalida del suo assistito. Non sa ancora che gli eventi stanno precipitando, è convinto di poter avere un ruolo attivo e ribaltare la situazione per il suo cliente, ma le cose stanno per prendere una piega ben diversa da quello che pensava.

 

Capitolo 20 – opposti si confrontano

Capitolo-20
Sony A7 con Zeiss Planar 45, 1/2000 f2.8 ISO 100 – JPG OOC

“Lo rifinii con la lima fino a che ottenni un piccolo dardo a due punte, di un dieci centimetri di lunghezza, perfettamente simmetrico e bilanciato. Lo misi a terra e provai a farlo saltare. Perfetto. Poi lo lisciai con la carta vetrata e con i Carioca decorai per bene manego e sciànco. A questo punto ero pronto.”

Un capitolo di opposti che si avvicinano, si osservano e si confrontano. Il nostro protagonista deve prendere una decisione, combattuto tra paura e bisogno di sapere, curiosità e istinto di sopravvivenza. La sua scelta imprimerà una svolta nella storia, che ora inizia ad avvitarsi e prendere velocità.

Opposti si confrontano anche nell’immagine che accompagna il capitolo. L’oggetto che vedete è uno sciànco, un gioco dei nostri bisnonni, che quando ero ragazzino era ancora piuttosto popolare nel mio quartiere (e io ero bravissimo, NdA), mentre la foto è stata scattata con la nuovissima Sony A7, una fullframe oggi ai vertici tecnologici assoluti. 

Giusto quest’estate ho insegnato ai miei figli come costruirsi uno sciànco. In un nulla si sono appassionati ai rituali e alle dinamiche del gioco e abbiamo tirato tardi più di una sera a battere, correre e urlare nel piccolo parcheggio del nostro quartiere. Da lì l’idea che quel gioco avrebbe potuto finire nella mia storia e…

 

Capitolo 19. Divieto di accesso

 

Capitolo-19
Sony NEX5 con Zeiss Sonnar 24 – 1/320 F2.2 ISO400 RAW

Un filo di ferro è tirato tra due pali, al centro è appeso un cartello di lamiera completamente arrugginito con una scritta in stampatello irregolare. La vernice gialla delle lettere è in gran parte sfaldata, ma dal contrasto delle tonalità di ruggine si legge:

PROPRIETA’ PRIVATA – divieto d’accesso

– Ecco, lo dicevo. – Sbotta l’uomo con gli occhiali. – Non possiamo entrare.

Devo dire che quello che mi ha veramente sbloccato e rimesso in carreggiata dopo lo stop delle settimane scorse è stato un video di pochi secondi, intravisto forse in un TG. La sequenza mostrava un campo incolto, attraversato da uomini con giacche fluorescenti rosse e mi si è conficcata lì, nella testa. Ho buttato giù alcune righe, senza sapere bene come sarebbero finite nella mia storia:

Avanzano in silenzio, con l’oscurità che li sta braccando alle spalle. Le casacche rosse chiazzano la nebbia come stimmate. Procedono a ventaglio, con lo sguardo fisso a terra, sembrano denti di erpice trascinati sul terreno congelato.

Poi, il subconscio ha iniziato a lavorare e ho capito che quella frase poteva essere l’apertura di un’altra svolta narrativa e che quegli uomini sarebbero finiti davanti a uno strano cartello che avevo intravisto una volta durante un giro in MTB. E’ quello che vedete in foto. Alle spalle una casa apparentemente abbandonata. Dopo un attimo di indecisione gli uomini entrano nella proprietà, contravvenendo alle disposizioni loro date e…

Capitolo 18. Aspetta che passi.

Capitolo-18
Sony A700 + Zeiss Vario Sonnar 16-80 – 1/60 F/4 ISO 200 – RAW

“Un rumore assordante fece tremare l’aria, i rami, l’albero e tutto il mio corpo. Il cuore mi saltò in gola e mi avvinghiai stretto al ramo, sentii la corteccia conficcarsi nella pelle. Il sole venne inghiottito da una mano nera e il mondo si oscurò. Nuvole nere ribollivano sopra la mia testa, si diffondevano veloci come inchiostro nell’acqua. Un secondo tuono scoccò lì vicino. Percepii il lampo di luce e l’odore di ozono, l’aria tremò di nuovo e il rimbombo mi entrò nelle ossa. Poi iniziarono le gocce. Mi rizzai a sedere, la maglietta che si punteggiava di macchie, dovevo scendere alla svelta. Sapevo bene quale era la cosa più stupida da fare durante un temporale e in quel momento c’ero addirittura sopra.”

C’è poco da fare, quella che ho alle spalle (spero) è una lunga, maledetta, battuta d’arresto. Imprevista, non voluta, che detesto. Non so dire cosa sia stato, ma non sono più riuscito a proseguire. Un po’ la storia, forse. Che come epilogo non mi convinceva ancora del tutto e quando è stata l’ora di imboccare una o l’altra strada che avrebbe portato la narrazione in un evolversi di eventi ben preciso mi sono bloccato. Qual’era la direzione giusta? Cos’era che volevo raccontare? Perché mi ero imbarcato in quella precisa storia, tra le tante che avevo in mente?

O forse le difficoltà che ancora incontro nel promuovere e far conoscere il mio primo libro. Perché quando lo propongo mi trovo a cozzare contro un muro di indifferenza? Perché incontro tanta diffidenza quando cerco di organizzare (senza costi per altri) una presentazione, un evento? Perché il mio libro è difficile da trovare sugli scaffali delle librerie (provate a vedere in quella grande libreria in centro, sì proprio quella)? Tutti mi dicono che NON TI SVEGLIARE di strada in due anni e mezzo ne ha fatta tanta, ma è veramente tanta mi chiedo? Quattro edizioni, circa 5000 copie, ma veramente in Italia questo è un grande risultato? Perché questi numeri a me dicono un’altra cosa?

E quindi, la domanda di fondo: ha senso dedicarsi così tanto anima e corpo a un progetto che poi magari sarà ancora più difficile da far conoscere? Non è meglio passare le serate a leggere, ad ascoltar musica, a giocare coi figli o a stravaccarsi davanti alla TV? Invece di ostinarsi a fare notte fonda scrivendo storie che pochi leggeranno? Ecco, è un caso, ma la foto con cui riprendo questo percorso mi sembra appropriata. Il mio piccolo protagonista sa cosa fare, sa che deve mettersi al riparo e aspettare che il temporale passi. Forse devo solo imparare da lui.