Categoria: Recensioni

Articoli, recensioni etc.

Dove Io Mai ad oltre 700 recensioni

Era un bel po’ di tempo, un anno o forse addirittura due, che non sbirciavo su Amazon l’andamento delle recensioni dei miei libri. Non so per quale strano motivo oggi ci sono capitato sopra, con sorpresa (e soddisfazione) ho visto che DOVE IO MAI ha ampiamente superato le 700 recensioni, con una media di 4.1 stelle!

Eccone qualcuna, tutte le altre le potete leggere su Amazon

DOVE IO MAI “Un giallo con la G maiuscola” – Tanti libri e troppi caffè

Riporto qui un estratto della bella recensione su DOVE IO MAI apparsa sul Blog letterario “Tanti Libri e Troppi Caffè”. La versione integrate la trovate a questo link: https://tantilibriecaffe.blogspot.com/2019/02/recensione-de-dove-io-mai-stefano-visona.html

Un giallo con la G maiuscola, con risvolti socio-politici. La narrazione si alterna ad ogni capitolo facendo un salto di circa quarant’anni. All’inizio siamo ai giorni nostri, Gianluca un bambino di 8 anni esce da catechismo e si avvia per tornare da solo a casa, nessuno è venuto a prenderlo, e si perde tra la nebbia della campagna vicentina non facendo più ritorno. Nel prossimo capitolo siamo nell’estate del terremoto, quello di cui si parla ancora oggi, che colpì il Friuli il 6 maggio del 1976. L’”ORCOLAT”

[“Perché tutto quello che successe quell’estate, tutti gli avvenimenti che la segnarono, di fatto inizieranno proprio quel giorno. E da quel momento lì, dopo quella scossa di terremoto, tutto andò fuori posto. Questa è la storia di quei centotrentadue giorni, visti da un bambino di dieci anni, che non ha saputo spiegare in altro modo quello che ha vissuto“]. 
 
E da qui in poi, ad ogni capitolo, c’è l’alternanza dell’io narrante, il protagonista ai giorni nostri, ed il protagonista bambino nella torrida estate ‘76.

[“Perfetto, di nuovo nebbia, Rubens si sente dentro una provetta. Lo sguardo racchiuso da vetro appannato, un ampolla personale di bianco e nero”].
 
Uno stile narrativo particolare, vivo, smaliziato, raccontato da un bambino da una parte; e dall’altra una narrazione triste, malinconica, di un adulto che paga le scelte del suo passato.

[“Ci bastava la nostra presenza e il tempo che trascorrevamo assieme. Quei pomeriggi erano nostri. Diventò un’amicizia senza se e senza ma, che si basava sull’adesso e ora. Quante volte nella vita ci capita di vivere in questo modo una relazione con un’altra persona? Eppure, non dovrebbe essere sempre così? Apprezzare l’altro per la ricchezza che ti porta e quello che tu gli puoi dare, ora, senza giudizio del passato e senza calcoli di convenienza per il futuro“]. 
 
Questo romanzo è stato per me un vero, intenso, tuffo nel passato; perché anch’io sono nata in quell’estate del 1976, tra una scossa di terremoto e l’altra. La vicenda è sì complicata, all’inizio, ma poi tutto va a ricomporsi ed ogni tassello è, nel finale, magistralmente incasellato.

[“Proprio non ci sei mai stato nell’uessà? 
– No mai. 
– Io ci andrò – alzò gli occhi, guardando oltre le mura – Io andrò DOVE TU MAI. 
– DOVE IO MAI? – Risi, ma cosa gli aveva insegnato la maestra?”]

Libri Itineranti: “La trama e la costruzione del romanzo sono pazzeschi”

Libri itineranti è una magnifica iniziativa di lettura condivisa e viaggiante, gestita attraverso l’omonimo gruppo Facebook. Periodicamente viene selezionato un titolo, e una copia (cartacea) viene fatta viaggiare tra i partecipanti, come descritto sulla pagina del gruppo:

” Si tratta di una spedizione di un libro da un lettore all’altro. Prima di giungere a destinazione, però, il libro dovrà passare tra le mani di altri appassionati della lettura, insieme ad un quadernino , su cui ognuna può fare una presentazione personale, appuntare sensazioni, recensire il libro e raccontare aneddoti sulla propria città. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di conoscersi, scoprire tanti bei luoghi della nostra cara Italia e condividere una lettura per aprirsi al dialogo e al confronto.”

https://www.facebook.com/groups/234092464019982/permalink/484818602280699/

Per una combinazione del destino, DOVE IO MAI è in questo momento in “viaggio di lettura”. Non conosco cosa sia stato scritto sul quadernetto che lo accompagna, ma questa recensione che mi hanno fatto avere è veramente lusinghiera:

Il Vincitore Premio Letterario ALA 2018 è DOVE IO MAI

Vincitore Premio Letterario ALA

 

Dopo sei mesi di lavoro delle giurie, un numero incredibile di opere in concorso, una selezione durissima… è ufficiale: DOVE IO MAI è il Vincitore Premio Letterario Nazionale ALA 2018!

Il Premio ALA è uno dei più quotati Premi Letterari Italiani “indipendenti, rivolto alla valorizzazione di opere di grande qualità pubblicate in self publishing o da piccole case editrici. Organizzato dall’Associazione Liberi Autori, un’associazione culturale senza fini di lucro che ha come obiettivo la diffusione della lettura e della scrittura, l’edizione 2018 del Premio Letterario ALA era divisa in due categorie: Il Fascino del Racconto per narrativa breve inedita e Il Magnifico Lettore (dedicato a Maria Mazzarino) per narrativa edita. Ebbene sì, il Vincitore Premio Letterario ALA 2018 è proprio DOVE IO MAI!

La motivazione del premio

DOVE IO MAI è un thriller ben scritto e ben costruito, la cui trama regge con coerenza dall’inizio alla fine, con personaggi ben disegnati e credibili. Avvincente come un thriller deve essere, riesce, nonostante i suoi continui passaggi temporali, a non stancare il lettore che segue con pathos crescente due vicende apparentemente lontane ma in realtà accomunate tra loro.
Belle le descrizioni dell’estate di quattro ragazzini nel Veneto degli anni ’70, spaventati dal terremoto ma curiosi, ribelli, incoscienti come è giusto essere solo a quell’età. Molto efficaci anche le descrizioni e le atmosfere del Veneto di oggi, a partire da quella nebbia nella quale si perde Gianluca, evento da cui la storia ha inizio.
La narrazione solida e convincente lascia aperta nel finale la porta per altre puntate.

Read more

Nicola Albi e Sara Soliman intervistano Stefano Visonà

In occasione della promozione ebook su Amazon un lungo articolo-intervista è apparso sul blog di Studio Aesse:

Stefano Visonà si inserisce, oramai, a pieno titolo nel panorama italiano del legal thriller. Con l’antologia “In un battito di ciglia” si presenta al pubblico con una serie di racconti scritti e menzionati nei concorsi di numerosi Premi Letterari nazionali.
Con piacere lo abbiamo intervistato per cercare di carpire alcune particolarità del suo stile e della sua passione per la scrittura.

1) In questa antologia sono raccolti il meglio di 10 anni di narrativa breve. Sei affezionato a qualche racconto in particolare?

Beh, sono affezionato a tutti a dire il vero. Ognuno ha rappresentato per me qualcosa di importante, sia per la fatica e il lavoro che vi ho dedicato, sia per quello che di me vi è finito dentro. Certo, ce ne sono alcuni magari venuti meglio di altri, ma… come posso scegliere?
Mi verrebbe da dire “Freddo”, il primo, visto che è quello che ha dato il via al mio percorso di scrittore. Se non avesse vinto al primo colpo forse non sarei nemmeno qui. Però anche “Centosette” che attraverso un numero parla di dolore (e il tema del concorso era il vino…), o “Parole calibro .22”, che parte da una foto fatta a mio figlio che dorme rannicchiato. E “Utopia a termine” no? E anche “Il bicchiere della staffa”, “Il fine ultimo dell’amore”, “Il segno di S.H.”, “Fan tutti il proprio dovere”, “Il destino dell’acqua”, “L’astronave è ripartita”, “Il colore del gioco”, “Il sorriso di Lucio”, “Paura d’amore”, “In un battito di ciglia”.
Ecco, vedi, è finita che li ho elencati tutti.

2) In un “Il segno di S.H. delinei i personaggi che poi utilizzerai per il legal thriller “Non ti svegliare”. È un chiaro omaggio a Conan Doyle?

Sì, è un racconto scritto per un concorso indetto dalla rivista “Sherlock Holmes”. L’idea di intrigava e poiché avevo già iniziato a lavorare alla trama di NON TI SVEGLIARE provai a delineare bene quelli che poi sarebbero diventati i due protagonisti del romanzo: l’avvocato Rubens Gatto e l’investigatore privato Celestino Maculan. Usai anche lo stesso luogo di ambientazione da cui sarebbe partita poi la narrazione di NON TI SVEGLIARE e la tecnica di scrittura a due livelli che avevo in mente per il romanzo. Il bello del racconto è che nel testo c’è tutto un gioco di sottili riferimenti a Conan Doyle, piccole citazioni sparse come indizi… un enigma nell’enigma, per stare in tema.

3) Spiegaci la tecnica di scrittura a due livelli?.

La tecnica di per sé è molto semplice: raccontare la stessa storia da due punti di vista diversi o attraverso due piani temporali diversi. Il difficile è farla venir bene, e non perdersi scrivendola (e non far perdere poi il lettore). Il racconto citato prima ne è un esempio, tutto sommato semplice, la narrazione avviene alternativamente attraverso gli occhi di Rubens Gatto e un io narrante che lo vede arrivare sul luogo del delitto. In NON TI SVEGLIARE e DOVE IO MAI la tecnica è più raffinata e complessa, assumendo una profondità anche temporale.

4) “Fan tutti il proprio dovere” racconto tagliente e intenso dove, sei riuscito a costruire un thriller su un tema importante. Parlacene brevemente.

Avevo letto di un concorso dove i vincitori sarebbero stati premiati al Salone del Libro di Torino. La cosa mi intrigò da subito, il Salone era per me una specie di mito assoluto, la Luna che guardi da bambino dalla tua cameretta e sogni di raggiungere un giorno da grande. Oltretutto NON TI SVEGLIARE era ormai a buon punto e volevo iniziare a prendere contatto con il mondo dell’editoria. Solo che il tema del concorso era “Donna d’impresa”, ma non è che mi “ispirasse” più di tanto. Scrivo bene quando il tema mi coinvolge, quando la storia mi trascina con sé e sento di avere qualcosa di mio da dire. Non avevo proprio niente da dire su una donna d’impresa. Dopo giorni di vuoto decisi di usare come protagonista una donna-imprenditrice (in modo da rispettare formalmente il bando), ma prendere di petto un tema del tutto diverso: la violenza famigliare. Ne è venuta fuori una storia che sbaragliò tutti e andai raggiante al mio primo Salone del Libro da autore.

5) Hai altri racconti in cantiere, o progetti futuri che riguardino la narrativa breve??
Dopo “Il Destino dell’Acqua” avevo deciso di chiudere con i concorsi e la narrativa breve e dedicarmi solo a romanzi “veri”. I Premi Letterari sono un po’ fini a se stessi. Sono come pasticcini, ti deliziano per un attimo, ma non saziano. E i racconti non interessano a nessuno, gli editori li snobbano, la gente magari li legge, ma non li considera “vera letteratura”. Nonostante avessi deciso di smettere, ne ho scritti ancora, per riviste o antologie. D’altronde, il primo amore è difficile da scordare. Quindi, giuro, non ho più intenzione di scrivere racconti brevi, però…

Questi sono solo alcuni approfondimenti che ci possono aiutare a comprendere meglio la poliedrica personalità, di scrittura e caratteriale, di Stefano Visonà.
Noi dello Studio AEsse Communication ci promettiamo di rivederlo, in aprile 2018, al Festival Letterario e del Libro di Soave con il suo nuovo romanzo giallo “Dove io mai”.

Nicola Albi e Sara Soliman

Un legal thriller perfetto – la recensione di Giallomania

legal_thriller_2014 Arriva in questi giorni di fine anno la recensione del legal thriller Italiano NON TI SVEGLIARE da parte di GIALLOMANIA, attivissima e autorevole associazione culturale, nota tra le altre cose per l’organizzazione del “Lomellina in Giallo”.

Di seguito trovate la parte più saliente del giudizio di Paola Badi, la recensione completa è disponibile sul sito di Giallomania.

“Ansia. Inizia così il legal thriller di Stefano Visonà, fin dalla prima riga della prima pagina per poi finire con il terrore. Buio. In una mattina di nebbia fittissima accade un incidente stradale, un uomo rimane gravemente ferito e poi il buio. Alle 22:00 arriva una telefonata al pronto intervento, i paramedici arrivati sul luogo, dovranno gestire una macabra scoperta. Questo è solo l’inizio del romanzo, inizia così l’indagine dell’avvocato Rubens Gatto. Sarà un’indagine complessa, si dovrà partire dall’inizio, dagli “inutili anni ottanta”. Sarà un lungo viaggio intervallato da capitoli che grazie alla tecnica del flash back alternano il passato con il presente. Un viaggio durissimo, un risveglio di incubi, di segreti non detti e di scoperte terribili, dove nessuno ne uscirà indenne. Un salto nell’abisso profondo che li metterà a dura prova con le loro coscienze. Uno stile di scrittura ineccepibile, una descrizione dei luoghi cinematografica con i personaggi molto ben caratterizzati. Un legal thriller perfetto. Viene da paragonarlo a quelli di John Grisham. Molto minuzioso sia nelle parti legali che in quelle mediche. Una scrittura scorrevole che riesce tenere alta la tensione fino alla fine del romanzo.” -Paola Badi, GIALLOMANIA.

 

UPDATE 2017: purtroppo Giallomania dopo innumerevoli attività di promozione della letteratura gialla, thriller e noir (tra cui 4 edizioni Lomellina in Giallo) ha chiuso battenti e sito. Un vero peccato, una perdita per tutti gli appassionati del genere e per la Cultura in generale.

E’ stato un privilegio conoscervi e fare un pezzettino di strada assieme.

Un legal thriller avvincente e mozzafiato – GLI AMANTI DEI LIBRI

La  recensione di “GLI AMANTI DEI LIBRI”

Non ti svegliare è un legal thriller avvincente e mozzafiato ambientato nella bassa vicentina, dove la nebbia nasconde le città avvolgendole per giorni e giorni. Protagonista è un avvocato, Rubens Gatto, che nelle indagini non si arrende agli eventi e si affida al suo intuito. La storia parte lentamente, è quasi ovvia, ma il lettore di gialli e di thriller sa che niente è mai scontato. Infatti l’autore ha miscelato sapientemente le ambientazioni, i dialoghi e le trame nascondendo con grande cura ed eleganza gli indizi della vicenda. Così, dopo una partenza in sordina, la trama prende ritmo:  il lettore per tre quarti del libro rimane ad osservare i protagonisti in attesa che la nebbia si diradi e che, lentamente, tutto converga verso quel punto di fuga intravisto e immaginato ma mai pienamente delineato, finché tutto precipita in una girandola di eventi.

Il racconto è affascinante, l’atmosfera avvolgente: un omicidio, un incidente e le indagini dell’avvocato Rubens si intrecciano con una vecchia storia di amicizia tra adolescenti. E’ il gioco dei ricordi che traccia un ritratto tenero ma anche impietoso di un’intera generazione e ne racconta illusioni e disillusioni, fallimenti e rinascite. “La memoria è una cosa strana. Da una parte dimentichi parole o fatti appena avvenuti, dall’altra ci sono ricordi che ti accompagnano per tutta la vita. Piccoli momenti insignificanti che con il tempo porti a far coincidere con tutta un’età. E’ lì che la mente torna quando la lasci andare”(pag.54). Lo racconta una voce in una stanza spoglia, una voce che chiede al magistrato di poter narrare tutto dal principio: “Inizia prima. Nei primi ottanta. Gli inutili anni ottanta”(pag.89). Così, i ricordi lacerano i cuori ed invadono con forza il presente con una urgenza indomabile di sapere, difendersi e poi fermare quella follia distruttiva uscita dal buio.

L’intreccio, interessante e non banale, è ben costruito e realizzato con bruschi cambi di prospettiva, di punti di vista e di significato che servono a confondere il lettore che ipotizza degli scenari magari sbagliando. I personaggi sono connotati con cura. L’ambientazione non è mai scontata. Gli elementi di medicina legale e le conoscenze forensi completano un affresco equilibrato ed affascinante, anche se eccessivamente tecnico in alcune parti, tanto da appesantire la lettura; anche le descrizioni e le divagazioni  a volte  troppo corpose rallentano il ritmo. Tuttavia Visonà ha saputo creare una miscela che tiene desta l’attenzione del lettore fino alla conclusione quando, proprio negli ultimi paragrafi, un bel colpo di scena inatteso scioglie tutti i dubbi e anche quel salto all’indietro che interrompeva la narrazione e che spesso risultava irritante acquista un senso. Il crescendo di tensione è ben architettato e soddisferà gli amanti del genere. Oltre alle pagine dei ricordi in corsivo, naturalmente più che motivate, all’improvviso e senza giustificazione, se ne incontrano alcune con caratteri di dimensione diversa: si capisce che in quei punti il libro pecca di un editing  poco curato.

 

 

Talmente intrigante che non dà tregua – CONTORNI DI NOIR

 

La recensione di Contorni di Noir: “Talmente intrigante che non dà tregua”

E’ uscita una recensione su Contorni di Noir, sito specializzato nel settore thriller-noir. Cosa dice di NON TI SVEGLIARE? Leggete di seguito (oppure direttamente su Contorni di Noir)

“Una donna apre gli occhi in una stanza buia. Non riesce a muoversi. Dov’è? È ancora dentro al sogno? Perché non riesce a svegliarsi? Un uomo riemerge dal nulla dopo tre settimane. È in una stanza di ospedale con un vuoto assoluto in testa. Che cosa è successo? Perché è completamente solo? Perché viene accusato del più orribile dei crimini? In parallelo, una voce in una stanza spoglia chiede al magistrato di poter narrare tutto dall’inizio. Dagli “inutili anni Ottanta”. Perché, dice, è lì che è cominciato tutto. Un avvocato troppo coinvolto dal passato per accettare l’evidente colpevolezza del proprio cliente; passo dopo passo percorre un’indagine difensiva inquietante, inseguendo una fantomatica scia di sangue celata nella nebbia della pianura veneta. Solo per arrivare a una sconvolgente verità.
Da molto non mi accadeva di leggere un thriller così avvincente. Stefano Visonà: autore a me sconosciuto- ho scoperto poi come questo fosse il suo primo romanzo – e trama assolutamente accattivante..
E’ un legal thriller, perché la vicenda è imperniata sulla difesa , da parte di un avvocato, in un caso quasi disperato: l’omicidio di una giovane donna, con l’osso del collo spezzato, da parte del marito. Tutte le prove sono contro di lui, schiaccianti.
Tutta l’opinione pubblica  rumoreggia nei confronti di quest’uomo ambizioso ed arrivista, che con il matrimonio aveva “appeso il cappello al chiodo”, come si suol dire.
Il tragico è che quest’uomo non si può difendere:nelle stesse ore è rimasto vittima di un grave incidente stradale, che gli ha fatto perdere del tutto la memoria, nel bene e nel male. Può solo disperarsi, per avere perso la moglie, per le accuse, per l’impotenza di cambiare il corso delle cose… e così si rivolge al vecchio amico Rubens, sua ultima speranza.
Contemporaneamente, si narra la storia di tre amici  , dall’infanzia ad oggi.
Uno è l’accusato, Luciano Chiomonte, “Scimmia”; un secondo è l’avvocato, Rubens Gatto, “Rubino”,che proprio in virtù dei vecchi tempi accetta questa difesa  senza speranze.  Poi c’è  Zeno, “Luce”, da tempo perso di vista , ed il misterioso Doctor Who, che ricorre in tutta la storia, ma che solo all’ultimo si scoprirà. Un romanzo che , più che scorrere, vola!
Abbastanza complesso, ma talmente intrigante che non dà tregua, né permette interruzioni.
C’è , a capitoli alterni, una storia nella storia, raccontata da un Io narrante, che spiega il perché  di tutto ciò che è accaduto; ma solo all’ultimo si capirà chi  stesse parlando!
Lo stile con cui la storia è scritta è ottimo. Frasi brevi  o brevissime. Citazioni   bene inserite nel contesto, che denotano profonda conoscenza  in molti campi. Capacità di tenere il lettore col fiato sospeso.  Trovate mai scontate. Tanti concetti profondi, che meritano una seconda e anche una  terza rilettura: io ho evidenziato alla grande! E non mi succede spesso.
La descrizione della provincia veneta, dei suo paesini, delle sue nebbie ( inquietanti), della sua gente, è magistrale. Conclusione: promosso a pieni voti.  E speriamo che Stefano Visonà ci diletti presto con un altro giallo di altrettanto valore. Amanti del legal-thriller: correte ad acquistarlo!

NON TI SVEGLIARE – Valutazione Giuria Premio Calvino

La Valutazione della Giuria XXIII Premio Calvino

Ho completato la prima stesura del romanzo poco prima del termine di scadenza per la partecipazione al XXIII Premio Calvino, il più importante premio letterario in Italia per autori inediti. Era un azzardo, perchè il Premio non è per narrativa “di genere” ed il testo necessitava effettivamente di un po’ di lavoro ancora,  ma i  riscontri dei primi lettori erano fin troppo positivi e volevo assolutamente un parere “professionale” e distaccato. L’ho spedito il giorno della scadenza del termine, il manoscritto portava ancora il titolo provvisorio di “Killgatto”.

La soddisfazione di essere tra i “testi segnalati” è stata grandissima, il risultato ha superato ogni mia aspettativa. Il lavoro di esame e valutazione dei testi in concorso è notoriamente assai accurato e rigoroso. Mi interessava la “Scheda di Lettura”, ovvero la recensione critica del testo che il Comitato di Lettura del premio avrebbe fatto, non pensavo di avere qualche chance di piazzamento: il Premio Calvino è per narrativa più “seria“, impegnata tradizionale, non esattamente per “legal thriller all’italiana”.

Ricevuta finalmente la scheda di Lettura ho cambiato il titolo in Non ti svegliare (Killgatto proprio non era piaciuto) ed ho lavorato a lungo (accettando anche i suggerimenti dei “primi lettori”) per migliorare il testo. In particolare, tutta la prima parte è stata riscritta, velocizzata e resa più piacevole ed incalzante. Sono state risolte inoltre quelle piccole ingenuità in cui ero incappato nella prima stesura.

Ma allora, cos’era scritto nella fantomatica Scheda di Lettura? Eccola, è scritta a più mani e ve la allego, è la prima recensione “ufficiale” del romanzo:

I Valutazione Premio Calvino

Non è sempre così facile dire perché un giallo ci sia piaciuto. Di rado ciò dipende dalla trama. Abbiamo letto troppe storie di persone uccise da qualcuno per qualche motivo per essere autenticamente sorpresi; siamo ormai dei poliziotti consumati ad ogni ipotesi, delle anziane e ciniche signore sempre pronte a dire che, in fondo, doveva finire così. Tuttavia, ogni volta, siamo disponibili a seguire l’autore nel buio dell’incubo dell’assassino che non può sottrarsi a commettere l’ennesimo e definitivo atto criminale se solo ci siano offerti dei particolari convincenti che rendano suggestiva la nuova combinazione; la cornice è sempre più importante del quadro. La cornice ambientale che ci propone Stefano Visonà è costituita dal nordest ricco, la provincia vicentina. Anche la critica della società del nordest non è una novità. Ciò che la rende convincente è la capacità di raccontarla senza pregiudizi né frasi fatte. Una società di professionisti e industrie che vivono il loro denaro come un fatto, un destino privo di buon gusto, soltanto un percorso tra le ore lavorate e gli oggetti di consumo da acquistare, si tratta di una società senza autentiche possibilità di scelta, solo una condizione ormai naturale di un gruppo che non si pone domande e non vede oltre ciò che l’ambiente di provincia suggerisce, con una serenità che non basta definire inquietante perché è ormai un habitat naturale, un’acquisizione che prescinde dalla critica. In una società così, sembra di poter dire, è quasi sorprendente che i killer non siano più numerosi. Ma il talento di Visonà è proprio nel ricostruire un’azione in un ambiente, familiare sì, ma senza luoghi comuni fastidiosi. In un primo tempo, nell’atmosfera triste e nebbiosa di intelligenze isolate si presentano soltanto una serie di situazioni tra loro contemporanee, una donna che perde i sensi, un uomo che ha un incidente stradale con conseguente amnesia. Sono il paradigma della loro società, niente passato, presente tragico e futuro inesistente o insensato. Nello sviluppo della narrazione ci si interroga fino alla fine se il marito accusato sia o meno l’assassino, e se la sua amnesia sia autentica o no (visto che non lo è stata la sua vita). Altro elemento vincente è lo stile. La narrazione non sfugge mai al controllo dell’autore sia a livello di struttura che linguistico. Non mancano alcune ingenuità, ma non rovinano l’insieme. Interessante l’interpretazione del ruolo sociale delle onlus di assistenza ai tossicodipendenti o disabili.

II Valutazione Premio Calvino

Giallo ambientato nel Veneto di oggi, tra la provincia di Vivenza e quella di Verona, tra fabbriche, cittadine, paesi e villaggi residenziali. Suggestiva è l’attenzione alle atmosfere di una pianura invernale tra nebbie e limpidi giorni ventosi, con l’affiorare dei primi rilievi collinari e le montagne in lontananza, sia all’atmosfera delle piccole città, con le loro architetture, i palazzi storici, i luoghi di ritrovo. Nei protagonisti non c’è nostalgia per il passato, se non per una prima adolescenza ancora senza colpe, senza aver sperimentato il male. Né ci cono progetti per il futuro, solamente il tentativo di raggiungere obiettivi personali, di coerenza professionale, di sistemazione e di equilibrio affettivo. Un delitto ed un incidente aprono la narrazione che l’autore conduce con maestria, anche se con una certa lentezza iniziale. Poi, per molto tempo, in parallelo alla narrazione dei fatti della vita quotidiana dei personaggi e del protagonista in particolare, noi assistiamo alla ricostruzione dell’antefatto presentato ai giudici in una lunga confessione da parte di un personaggio che noi individueremo solo alla fine. A battersi per la ricerca della verità è un avvocato di quasi quaranta anni legato nell’adolescenza ai protagonisti della vicenda. Inconsueta è per l’Italia l’analisi delle dinamiche di un grande studio di avvocati, quasi una multinazionale, e dei suoi legami con il potere economico locale, sia quello delle cooperative sociali nate a fianco del tradizionale potere cattolico. La lingua è ricca, precisa, la scrittura elegante ma non eccessivamente ricercata, capace di aderire ad emozioni, paesaggi, riflessioni, incertezze con frasi brevi, quasi una scelta stilistica per cogliere meglio una realtà complessa, spesso scissa. Solo la confessione utilizza uno stile di narrazione senza spezzature che a volte appare un po’ monotono.

III Valutazione Premio Calvino

La trama è consistente, complessa, plausibile e alla fine anche sorprendente. Forse le motivazioni psicologiche che muovono il cattivo, l’assassino, lasciano un po’ perplessi, forse non sono così fortemente sostenibili dal punto di vista psicologico. Ma tant’è: nei gialli contemporanei è forse l’elemento meno sostenibile (vedi ad esempio Stieg Larsson). Ma la connessione delle azioni, le sequenze casuali, i raccordi tra i diversi momenti ed episodi sono limpidi e rigorosi. E certamente la plausibilità e la congruenza della vicenda è un pregio fondamentale di un giallo. Molto intrigante è anche la costruzione del racconto, ogni capitolo del quale inizia in modo erratico, con divagazioni riflessive o descrizioni d’ambiente che lasciano il lettore incerto sulla voce narrante – e creano un’ambientazione fascinosa nel tempo – atmosferico – e nello spazio – il Nordest. Perché in effetti si intersecano alcune voci narranti, con effetti spiazzanti per il lettore in attesa della soluzione dell’enigma. Per esempio la parte in corsivo si presenta subito come una dichiarazione al pm, ma di chi, quando, perché beh, fa parte della suspense. Ma c’è un’altra voce narrante, più sottilmente minacciosa… E poi, di grande effetto è il sottile gioco degli equivoci in cui il lettore inevitabilmente cade. Infine i personaggi: l’avvocato Gatto – le cui vicissitudini spiegano il titolo del libro, a nostro avviso non molto felice – è costruito secondo i moduli ormai consueti dell’investigatore in crisi. Però qui la crisi non è genericamente esistenziale, ma legata a fattori concreti e molto ben descritti: il passaggio dall’attività in uno studio legale tradizionale ad un grande studio modernissimo, all’americana, con un controllo ferreo dell’attività dei numerosi e specializzatissimi professionisti dipendenti. Oltre ad altri motivi che affondano nella sua adolescenza e che emergeranno in seguito. Comunque bel personaggio, umano nelle sue incertezze, non stucchevole. Più di maniera il detective privato all’italiana, ma ci sono alcune gustose notazioni dell’italico costume. Infine di grande impatto è la ricostruzione degli ambienti, fisici: il paesaggio del Nordest, ancora affascinante – per esempio la descrizione della campagna veneta cristallizzata nell’abbraccio della galaverna (che l’autore chiama caliverna) – ma totalmente antropizzato – per esempio la descrizione dei nuovi insediamenti di villette a schiera che sorgono dappertutto; e sociali: l’ambiente degli avvocati, la procura – le cui procedure sembrano di estrema, non italiana, durezza – le ong, mondo sotterraneo del Veneto, così collegato alle tradizioni del passato recente, ecc… In conclusione, un bel giallo, che, come spesso avviene per i gialli, lascia intravedere in controluce la rappresentazione calda della nostra società e dei suoi mutamenti.

NON TI SVEGLIARE – raccolta di commenti da Facebook

Una raccolta parziale e incompleta di commenti dai lettori di NON TI SVEGLIARE raccolti da facebook (da quando ho scoperto che si può incorporare il codice…)

Aspetto il secondo

PPT

rubens

NON TI SVEGLIARE – Le recensioni su Anobii

Le Recensioni dei lettori su Anobii.com

NON  TI SVEGLIARE è presente in moltissime librerie personali su Anobii.com, il social network dedicato ai libri, con una valutazione media di 4 stelle.

Per leggere direttamente i commenti e le valutazioni dei lettori cliccate sull’immagine sottostante.
More about Non ti svegliare

 

Articolo – intervista su SCRITTEVOLMENTE

E’ uscito in questi giorni su SCRITTEVOLMENTE un articolo-intervista, seguito alla presentazione in Feltrinelli Treviso, dove ho avuto il piacere di conoscere Davide Dotto. Ve lo ripropongo:

Mercoledì 23 gennaio 2013, alle ore 18.00, presso la libreria Feltrinelli di Treviso, in Via Canova a lato del Duomo, Stefano Visonà ha raccontato, tra lettura, immagini e ricordi, il suo primo romanzo. Ha parlato di luoghi, di atmosfere, di un genere tutto nuovo (Legal thriller italiano). Ha poi aperto una finestra sugli inutili anni Ottanta – così li considera un suo personaggio. Tutto ciò si consolida nella scrittura, in una ricerca espressiva che non tralascia nulla, affinché la pagina si mostri nitida come una fotografia. Questo in sintesi.

luoghi di cui si racconta non sono pretesti narrativi, ma si mostrano pulsanti come i personaggi che li hanno creati e li abitano. Sono la Statale 11 che collega Verona a Vicenza, la nebbia della val padana, una località (San Leo) che riassume i paesi che si snodano intorno, un non-luogo perché immaginato, anche se inventato fino a un certo punto. San Leo richiama caselli, cartelli stradali, casolari che ciascuno può incontrare e, volendo, fotografare lungo la strada.

L’atmosfera creata con cura certosina fa da sfondo a un Legal thriller, italiano per evidenziare la vocazione e la tradizione culturale che non appartiene a una dimensione territoriale piuttosto che a un’altra, ma che si apre a quelle circostanti: ciascuno di noi nasce e si radica in un territorio, che è un prezioso granello, una piccola parte essenziale, distinta ma non separata da un tutto più ampio.

Il Legal Thriller, ha ribadito l’autore durante l’incontro, è stato possibile ambientarlo in Italia grazie al legislatore, che con l’art. 11 della Legge 7 dicembre 2000, n. 397 ha introdotto nel codice di procedura penale il Titolo VIbis – Investigazioni difensive, e quindi l’art. 391bis e quelli che seguono. In mancanza di ciò l’avvocato Rubens Gatto, nello snodarsi della vicenda, non avrebbe potuto superare la barriera della verità processuale (fatta di carte e di norme procedurali).

Il romanzo non si muove solo lungo uno spazio fisico ben definito, si sviluppa trasversalmente in una dimensione temporale: racconta per immagini, musica e altre suggestioni gli inutili, per non dire fondamentali anni ’80, dove tutto è cominciato. Inutili per chi vi è passato forse indenne, fondamentali per chi, essendo nato nel ’70 o giù di lì, in essi ha vissuto una prima parte dell’adolescenza, quasi una sorta di Medioevo nel quale ogni cosa era destinata a germogliare nel suo Rinascimento, portando frutto più tardi. È anche il tempo in cui i ricordi sotterrati e le esperienze vissute (e parzialmente sopite) ritornano prepotentemente.

Arriviamo infine alla scrittura. L’autore ricorda en passant un epigramma di Platone che gli ha dato molto da riflettere: su come le parole siano importanti, non possano essere scelte a caso, ma debbano essere ricercate con cura, affinché diventino fotografia di ciò che rappresentano. In questo modo nella prosa entra la dimensione poetica, quella che meglio si addentra nelle cose e nella loro anima. Non per niente Platone parlava di mania poetica.

Nel mettere mano a quest’articolo mi sono venute in mente delle domande che nei giorni seguenti ho posto all’autore, un modo come un altro per continuare, in queste righe, il discorso iniziato a Treviso.

Se non vi fosse l’art. 391bis del codice di procedura penale avresti scritto un Legal thriller? Se sì, dove l’avresti ambientato?

L’idea alla base di NON TI SVEGLIARE era l’utilizzo del romanzo di genere per raccontare il Veneto di oggi. La scelta del taglio Legal ha varie ragioni, soprattutto collegate alla mia storia personale, ma NON TI SVEGLIARE è un Legal thriller un po’ particolare, poiché la vicenda non si svolge prettamente in aula. Nel libro l’azione segue passo passo le indagini svolte dall’avvocato Rubens Gatto in difesa del suo assistito, accusato di un omicidio terribile. Mancando la possibilità investigativa da parte del difensore (introdotta, appunto, in Italia con il 391bis poco più di una decina di anni fa) sarebbe venuto a mancare uno dei presupposti fondamentali nella costruzione del romanzo.
In secondo luogo, l’ambientazione in Veneto era ed è uno dei capisaldi irrinunciabili della mia scrittura. Scrivo del mio mondo, di quello che conosco, di quello che vedo tutti i giorni. Il Veneto è il mio Maine in scala minore, se mi concedi il paragone un po’ eretico. Non avrei potuto raccontare di altri luoghi, ambientare altrove il romanzo.
Quindi no, senza il 391 bis non avrei scritto NON TI SVEGLIARE, né un Legal thriller ambientato altrove.

Nel romanzo “Non ti svegliare” appare il paesaggio veneto, la statale 11, cartelli stradali, casolari, luoghi in cui massiccia è la presenza dell’uomo. Ecco la domanda: nel romanzo fino a che punto i luoghi fanno le persone e le persone i luoghi?

C’è un legame bidirezionale, simbiotico, come nella vita reale. Le persone sono plasmate dai luoghi e dall’ambiente in cui si trovano e nel contempo contribuiscono al suo cambiamento. Sia in termini prettamente fisici che culturali o sociali. In NON TI SVEGLIARE i protagonisti sono stati forgiati dal contesto in cui sono cresciuti nei primi anni ’80 e poi ne hanno determinato, pur se inconsapevolmente, un profondo mutamento. Non svelo oltre, ma se pensi a quello che succede…

La poesia in genere dice molto in poche parole, mentre la prosa rischia di dire poco in molte. Che rapporto hai con la poesia e in che modo essa entra nella tua prosa?

Mi viene da rispondere che la poesia, un certo tipo di poesia, mi ha formato negli anni cruciali del liceo. È ovvio, un giallo può essere solo sviluppato in prosa, ma in NON TI SVEGLIARE ho cercato spesso la metafora o la narrazione per immagini, in un modo che è proprio della poesia. Certe divagazioni iniziali nei capitoli, certe descrizioni di luoghi, sensazioni… Comunque sia chiaro: non sono un poeta, sono uno scrittore di thriller [Risata maligna di sottofondo].

Durante l’incontro hai parlato di un prossimo romanzo. Hai scelto o stai scegliendo delle foto che ne riassumano la storia, capitolo dopo capitolo. Puoi anticiparci qualcosa?

Sì, è un esperimento che avevo in mente da un po’: raccontare in fotografie, capitolo dopo capitolo, il percorso di scrittura del mio prossimo Legal thriller italiano. Il progetto è partito proprio in questi giorni e l’ho chiamato 1 = 1, ovvero “un capitolo = una foto”. A ogni fine stesura di capitolo, fino a conclusione del romanzo, pubblicherò una foto che ha ispirato o è collegata al testo, con una citazione e qualche nota. Ho la passione della fotografia sin da ragazzo e penso che l’occhio di un fotografo sia simile a quello di uno scrittore. Sono poi abituato a pensare per immagini e a prendere appunti “fotografici” (ho quasi sempre con me la mirrorless o la reflex). Da qui l’idea di 1=1, ispirata a quei quei 365 photo projects, dove un fotografo si mette in gioco pubblicamente per un anno. Solo che per me lo scopo principale rimane scrivere, portare avanti con metodo il mio prossimo libro e nel contempo provare a raccontarne il percorso, magari migliorando un po’ la mia tecnica fotografica. Il progetto si può seguire sul mio sito http://stefanovisona.it/category/1capitolo1foto/

La tua scrittura si è formata attraverso il racconto, poi sei passato al romanzo. Quanta pazienza occorre per scrivere un racconto, quanta perseveranza è necessaria per un romanzo?

Un racconto va limato, rifinito, cesellato parola per parola, soprattutto quando si hanno dei vincoli di lunghezza, come nei concorsi letterari. In un numero finito di battute bisogna esporre un’idea originale, tratteggiare un mondo e creare una suggestione che persista nella mente del lettore oltre la conclusione della lettura. Nel romanzo, per come lo sento io, lo stesso lavoro va moltiplicato su oltre quaranta capitoli strettamente intrecciati tra loro. Per non desistere occorre perseveranza, appunto, darsi un metodo e imporsi scadenze. Per il prossimo romanzo ho ideato 1 = 1 anche per questo motivo. Un impegno pubblico a cui non posso più sottrarmi.

Tre cose fondamentali che consiglieresti a un esordiente.

Eh, questa è la domanda più difficile, sul serio, non mi sento di “dare consigli”. La scrittura è una cosa assolutamente personale, ognuno deve trovare dentro di sé la strada, fare il proprio percorso. Ok, se proprio insisti e vuoi che dica qualcosa: perseverare, perseverare, perseverare. Sapete tutti cosa intendo.