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Libri Itineranti: “La trama e la costruzione del romanzo sono pazzeschi”

Libri itineranti è una magnifica iniziativa di lettura condivisa e viaggiante, gestita attraverso l’omonimo gruppo Facebook. Periodicamente viene selezionato un titolo, e una copia (cartacea) viene fatta viaggiare tra i partecipanti, come descritto sulla pagina del gruppo:

” Si tratta di una spedizione di un libro da un lettore all’altro. Prima di giungere a destinazione, però, il libro dovrà passare tra le mani di altri appassionati della lettura, insieme ad un quadernino , su cui ognuna può fare una presentazione personale, appuntare sensazioni, recensire il libro e raccontare aneddoti sulla propria città. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di conoscersi, scoprire tanti bei luoghi della nostra cara Italia e condividere una lettura per aprirsi al dialogo e al confronto.”

https://www.facebook.com/groups/234092464019982/permalink/484818602280699/

Per una combinazione del destino, DOVE IO MAI è in questo momento in “viaggio di lettura”. Non conosco cosa sia stato scritto sul quadernetto che lo accompagna, ma questa recensione che mi hanno fatto avere è veramente lusinghiera:

La misura del giro (quello vero)

CircoloRun

“Rubens osserva il grande ovale del parco. In quel momento gli sembra una metafora della vita. Correre in tondo, un giro dietro l’altro. Questo è il senso. Anche se non sai qual è la misura del giro che ti aspetta.”

LA MISURA DEL GIRO, il mio racconto per l’antologia NERO PER N9VE che verrà presentata in anteprima Domenica 11 al Salone del Libro di Torino  e martedì 20 maggio (ore 18:30) alla Feltrinelli di Verona prende ispirazione da un luogo reale, noto come “Il Circolo” e ben conosciuto in tutto il vicentino. E’ il parco che vedete nella mappa qui sopra, un ovale di erba circondato da ippocastani secolari e da una pista di ghiaino che corre tutto attorno. Anche la foto per la copertina di NON TI SVEGLIARE è stata scattata lì, ma quella è tutta un’altra storia.

LA MISURA DEL GIRO inizia con il protagonista (il “mio” avvocato penalista Rubens Gatto) che entra nel parco, dopo un lungo periodo di assenza forzata da quel luogo. Ha un paio di scarpe da corsa nuove, comprate d’impulso e deve prendere una decisione terribile. Giro dopo giro una serie di flashback ricostruiscono la vicenda che lo ha portato fin lì, una terrificante storia di amore e sangue. Inizia così:

“Ecco, è dentro le sue Gelkaiano. Chiude l’auto e infila le chiavi nella tasca dei pantaloncini, quella dietro con la zip, dove non danno fastidio quando ti muovi. Srotola il cavo delle cuffiette e richiama l’App sullo smartphone. La massa degli alberi si staglia innanzi a lui, incombente come un cumulonembo, le fronde immobili contro un cielo latteo di afa. Da lì il mormorio delle cicale è un ringhio minaccioso, carico di una ferocia che sembra tentare di dissuaderlo. Osserva il display del telefono, il battito lampeggia in rosso, su valori doppi rispetto a quelli che può reggere il suo cuore. Si inumidisce un dito, lo passa sotto la fascia cardio e sistema l’elastico sul petto. Il battito sparisce, ritorna, si assesta su un valore da quarantenne quasi in forma. Bene. Attende davanti alle strisce pedonali che qualcuno si decida a farlo passare. Stridio di freni, ringrazia con un cenno, attraversa e arriva al cancello color ruggine, aperto come sempre. Passa sotto un piccolo architrave triangolare, gli ricorda il timpano di un tempio greco. Una reminiscenza che arriva da chissà dove, forse dal liceo, sì storia dell’arte con quella professoressa e i suoi foulard multicolori. Mille anni prima, ma lo trova appropriato. È l’ingresso a un luogo a suo modo consacrato. Un posto dove tornare in contatto con l’essenza delle cose. Faticare sotto il sole, non pensare a nulla, lasciarsi alle spalle il resto.
E ripensare ai propri errori.”

L’idea del racconto mi è venuta proprio correndo. E ieri sera ho messo ai piedi le mie Gelkaiano 16, ho richiamato l’App Sports-Tracker sul mio smartphone e ho fatto esattamente come Rubens. A dire il vero sono un po’ più lento, ma se lui riesce a stare sotto i 4 minuti a giro, è solo per mera finzione narrativa…

Capitolo 4. Ricreazione

Capitolo-4
2010 - SONY A700 con Minolta APO 80-200 f2.8 - ISO 200 1/1000 f2.8 RAW

A ricreazione sciamammo fuori in cortile e scoprimmo che un angolo era stato recintato. Nonostante le grida e i richiami delle maestre ci ammassammo attorno alla recinzione fatta da transenne, corda e bidelli. Le transenne non erano altro che gli ostacoli usati per la corsa sugli ottanta metri. In metallo bitorzoluto, con la traversa in legno bianca e rossa e la targhetta Dymo con il numeretto che identificava tutte le proprietà della scuola elementare di San Leo.

Scrivo, in pigiama sotto le coperte, e Laura mi chiede perché sorrido di continuo. E’ un capitolo lieve, necessario dopo la tenebra del terzo. Rievoco la scuola dove sono cresciuto e che non ho più rivisto, riporto alla mente volti, aneddoti, colori e profumi di quegli anni sfolgoranti e ingenui. Mi piace il contrasto di questo quarto capitolo con il precedente, mi piace lo stridore di questo cambio di scena. Un po’ come è qui adesso. Fuori c’è vento e neve, la tempesta perfetta prevista da giorni per carnevale è finalmente arrivata, ed io appena finito di raccontare di un Maggio stranamente afoso.

Mentre scrivevo ho messo sul desktop questa foto (scattata con la A700 e il glorioso “Nerone” – Minolta APO 80-200 f2.8 – ai Giochi della Gioventù di Nicola, il mio secondogenito) in modo da aiutarmi a rendere in testo la cacofonia di colori, voci e movimenti che si verifica in un cortile di scuola elementare a ricreazione.

In quel cortile un gruppetto di ragazzini scopre che nella notte è avvenuto qualcosa di strano, in un posto molto particolare appena fuori paese.  E all’insaputa di tutti decidono di andare a vedere.

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Capitolo 3. Ora il buio è quasi completo

Capitolo-3
2013 - Sony Nex-5 con Zeiss Sonnar 24mm - 1/40 f/1.8 ISO400 RAW

Ora il freddo si è fatto più intenso, il buio è quasi completo. Cerca di infilare gli occhi nella massa della notte, ma vede solo nero. Un muro oscuro, impenetrabile. Ecco, adesso c’è solo quello davanti a lei.

Ieri sera ho fatto tutta una tirata, come diceva il Poeta, ma non da Omaha a Tucson. Ho iniziato a scrivere tardi, dopo che i figli hanno finito i loro traffici e si sono infilati a letto. Dopo un po’ Laura ha chiuso il libro che stava leggendo, io le ho detto “un minuto solo, finisco la frase e spengo”. Lei si è addormentata, la mia frase è diventata un paragrafo, una pagina, due. Ho proseguito in apnea fino al termine del capitolo, il terzo. Il salvataggio del file riporta 02:47.

Alla fine la stanchezza premeva dietro le palpebre, ma ho dormito male. Un sonno agitato, tormentato forse da incubi che però, come al solito, la mattina non ricordo. Era un pezzo che non mi succedeva di rigirarmi così nel letto. In genere scrivere fino a tardi è una fatica liberatoria, poi crollo e dormo come un bambino.

So che la colpa è di quello che ho scritto. Il capitolo era iniziato in tono leggero, con un profumo di lacca per capelli e Catty che rincasava. Poi piano piano si è incupito, fino a ritrovarsi avvolto in quel buio quasi completo.

Ho scattato questa foto davanti a casa, aveva appena smesso di piovere e il quartiere era deserto. Nessun rumore, nessuna auto, nessun passante, solo la luce ambrata dei lampioni. La strada dove abito trasmetteva un senso di inquietudine cupa. La stessa che è finita dentro questo terzo capitolo.

Prefazione – Capitolo Precedente – Capitolo Successivo

Ray Bradbury: L’astronave è ripartita (racconto)

Ray Bradbury

Sul numero di Settembre, ora in edicola, de “Il Basso Vicentino“, il più diffuso ed autorevole mensile della provincia di Vicenza è stato pubblicato un mio racconto. E’ stato scritto di getto il giorno in cui è mancato Ray Bradbury ed è un personalissimo e struggente ricordo di uno degli autori che mi hanno formato, da ragazzo.

Inizia così:

“Ray Bradbury se ne è andato”, sento la notizia dalla TV lasciata accesa per caso e grido. In casa c’è già abbastanza trambusto, stiamo uscendo per una delle recite scolastiche di fine anno e come al solito è tardi. Mia moglie scende dalle scale chiedendo: “E adesso cosa succede?”, i figli interrompono la loro frenesia e mi guardano preoccupati.
“E’ morto Ray Bradbury”, dico. Mi fissano tutti senza capire.
“Ray Bradbury!” insisto “Fahreneit 451, Cronache Marziane, …”. Silenzio, poi Elisa dall’alto dei suoi sedici anni fa spallucce e risponde “Sì, sì, papà, va bene…” e tutti tornano rapidi ai loro preparativi.

“Ray Bradbury” ripeto tra me. Mi accorgo che lo pronuncio in modo diverso dal colto mezzobusto del TG. Io lo dico come l’ho imparato da ragazzo: “Rei-bred-bari“, all’italiana, di chi non ha ancora parlato inglese con gli inglesi. Spengo la TV, raccolgo la telecamera, cerco le chiavi della macchina, abbaio ai figli di sbrigarsi. Che ne sanno loro, mi dico. Come possono capire, sono troppo giovani: nove, dodici, sedici anni… Inserisco l’allarme, chiudo a tre mandate la porta di casa. No, un momento, Francesco a ottobre fa dieci anni e Nicola ormai ne ha tredici e quand’è che io ho letto per la prima volta Ray Bradbury? Ritorno indietro con la memoria. E’ un attimo. Mi blocco con la mano sulla portiera dell’auto, ora ricordo. La copertina, con la parte superiore di un rosso accesissimo e la scritta “FAHRENEIT 451” che fluttua sopra la figura di un libro spalancato. La metà inferiore del libro è bruciata e la sua silhouette richiama una fenice in volo sopra una città.  Ricordo quando l’ho letto e ricordo esattamente dove l’ho comprato, con i miei soldi, quelli della mia paghetta. Ne sento il profumo, di quell’Oscar Fantascienza Mondadori. Ne sento la consistenza in mano. Ne sento il fruscio delle pagine. Ne sento il mondo interno pulsare, sussurrare il mio nome e invitarmi ad entrare. E’ un tuffo al cuore. Rei-bred-bari. Da dentro l’auto gesticolano e mi chiamano, è tardi, ora aspettano solo me.

[…continua]

Il resto, beh.. lo trovate su “il Basso Vicentino” di Settembre, cercatelo in edicola!Ciao Ray Bradbury

 

UPDATE: questo racconto è ora inserito nell’antologia IN UN BATTITO DI CIGLIA – i racconti dei premi letterari

Un successo letterario: NON TI SVEGLIARE (articolo su “il Basso Vicentino”)

Articolo il Basso Vicentino Luglio - Agosto 2012

“Il suo libro crea assuefazione, bisogna andare avanti a leggerlo, dopo ogni pagina si cerca la successiva…” – Il Basso Vicentino (lug-ago 2012)

Sul numero in edicola questo mese del mensile “Il Basso Vicentino” è apparso un lungo articolo dedicato agli scrittori di area berica. Tra i sei autori oggetto dell’articolo ci sono anch’io, se siete curiosi di conoscere cosa pensa veramente il giornalista di NON TI SVEGLIARE cliccate sull’immagine e leggete… 🙂