DOVE IO MAI “Un giallo con la G maiuscola” – Tanti libri e troppi caffè

Riporto qui un estratto della bella recensione su DOVE IO MAI apparsa sul Blog letterario “Tanti Libri e Troppi Caffè”. La versione integrate la trovate a questo link: https://tantilibriecaffe.blogspot.com/2019/02/recensione-de-dove-io-mai-stefano-visona.html

Un giallo con la G maiuscola, con risvolti socio-politici. La narrazione si alterna ad ogni capitolo facendo un salto di circa quarant’anni. All’inizio siamo ai giorni nostri, Gianluca un bambino di 8 anni esce da catechismo e si avvia per tornare da solo a casa, nessuno è venuto a prenderlo, e si perde tra la nebbia della campagna vicentina non facendo più ritorno. Nel prossimo capitolo siamo nell’estate del terremoto, quello di cui si parla ancora oggi, che colpì il Friuli il 6 maggio del 1976. L’”ORCOLAT”

[“Perché tutto quello che successe quell’estate, tutti gli avvenimenti che la segnarono, di fatto inizieranno proprio quel giorno. E da quel momento lì, dopo quella scossa di terremoto, tutto andò fuori posto. Questa è la storia di quei centotrentadue giorni, visti da un bambino di dieci anni, che non ha saputo spiegare in altro modo quello che ha vissuto“]. 
 
E da qui in poi, ad ogni capitolo, c’è l’alternanza dell’io narrante, il protagonista ai giorni nostri, ed il protagonista bambino nella torrida estate ‘76.

[“Perfetto, di nuovo nebbia, Rubens si sente dentro una provetta. Lo sguardo racchiuso da vetro appannato, un ampolla personale di bianco e nero”].
 
Uno stile narrativo particolare, vivo, smaliziato, raccontato da un bambino da una parte; e dall’altra una narrazione triste, malinconica, di un adulto che paga le scelte del suo passato.

[“Ci bastava la nostra presenza e il tempo che trascorrevamo assieme. Quei pomeriggi erano nostri. Diventò un’amicizia senza se e senza ma, che si basava sull’adesso e ora. Quante volte nella vita ci capita di vivere in questo modo una relazione con un’altra persona? Eppure, non dovrebbe essere sempre così? Apprezzare l’altro per la ricchezza che ti porta e quello che tu gli puoi dare, ora, senza giudizio del passato e senza calcoli di convenienza per il futuro“]. 
 
Questo romanzo è stato per me un vero, intenso, tuffo nel passato; perché anch’io sono nata in quell’estate del 1976, tra una scossa di terremoto e l’altra. La vicenda è sì complicata, all’inizio, ma poi tutto va a ricomporsi ed ogni tassello è, nel finale, magistralmente incasellato.

[“Proprio non ci sei mai stato nell’uessà? 
– No mai. 
– Io ci andrò – alzò gli occhi, guardando oltre le mura – Io andrò DOVE TU MAI. 
– DOVE IO MAI? – Risi, ma cosa gli aveva insegnato la maestra?”]